Non due libri “qualsiasi” quelli che sono stati presentati il 7 Dicembre nella sala Forum della libreria Arion di Roma, ma due testi preziosi per la formazione degli operatori sanitari a tutti i livelli e soprattutto di coloro che agiscono nel campo dell’oncologia e delle cure palliative.
Le competenze comunicative in oncologia: un percorso formativo, di Anna Ravenna, Gabriella Morasso e Anita Caruso il primo, e Sto con te: accompagnare se stessi e gli altri verso la fine della vita di Michele Galgani il secondo.
Conosco Anna Ravenna da quasi 30 anni, per aver iniziato pressoché insieme la nostra attività di volontariato in campo oncologico, ed ho sempre seguito con affetto e ammirazione la sua attività di psicologa e formatrice particolarmente sensibile ed attenta e non solo, perché Anna ha scritto anche altri testi importanti.
Michele Galgani è invece un’amicizia più recente: forse 7 o 8 anni ma le esperienze che ho fatto con lui, pur se in ambiti diversi, sono state molto significative ed importanti, soprattutto per quanto riguarda il mio rapporto con la mia morte. Se ho imparato a identificare la morte come la “signora vestita di bianco che ci accoglie”, è anche grazie a ciò che lui mi ha fatto percepire parecchi anni fa nel corso di un seminario esperienziale.
Nel corso della presentazione del libro di Anna Ravenna mi ha molto colpito l’importanza che è attribuita alla qualità della vita degli operatori in oncologia: una vita che si svolge su due versanti, quello del dolore e quello del necessario interesse e piacere che hanno il compito di rifornirli di’energia positiva per poter tornare ogni giorno in reparto stabilendo relazioni di aiuto ricche e nutrienti con i malati e anche con i colleghi. Questo tipo di relazione se accompagnerà il paziente per tutto il percorso di malattia, lo sosterrà anche quando il sanitario diverrà impotente a causa dell’avanzare della patologia.
Sul libro di Michele Galgani ho già scritto un post nei primi mesi di quest’anno ma…c’è sempre qualcosa da aggiungere! Nel corso della presentazione ho ascoltato con interesse Michele asserire che la presenza dello psicologo in hospice è forse più importante per gli operatori che non per i ricoverati. Ma quando questi richiedono un colloquio con lo psicologo e gli concedono la loro fiducia, si può stabilire una relazione” io-tu” ricca di senso che diventa significativa per la qualità di vita dell’intera unità sofferente.
Mi è piaciuto anche sentire Michele che, rispondendo ad una domanda, ha detto che lavorare in questo ambito ha inciso parecchio sulla sua vita: in particolare sul piano professionale ha aumentato il suo senso di rispetto verso l’altro e gli consente di sostenere situazioni difficili con un senso di maggiore “leggerezza”.
Peccato che alle 20.00 una fredda voce proveniente da altoparlanti dislocati nel grande spazio multimediale abbia invitato tutti ad uscire per orario di chiusura: sentire Anna e Michele era una specie di…musica nutriente per le mie orecchie!
Marinella
Sono Giulio Carrada e zia Luisa mi ha fatto vedere il tuo blog…è molto bello!
è tra i blog più interessanti che abbia letto. Ti auguro di continuare,
Giulio Carrada
Carissimo Giulio, ma che bello leggerti sul mio blog. Sei sicuramente il più giovane lettore del blog e sono molto contenta che i miei post ti piacciano e ti interessino.
Io spero di continuare fino a quando la mia vista me lo consentirà e spero che anche tu continui a leggermi. Un abbraccio e Buon Natale! marinella
P.S. Ma lo sai che è stata proprio tua zia a farmi diventare una blogger?