Giorni fa la mia cara amica Annalisa Frigo mi ha segnalato una lettera pubblicata sul sito http://www.combonifem.it/ subito dopo la morte di Eluana.
Oggi il clamore intorno a questo tragico evento si sta calmando ma nelle nostre coscienze rimangono forti gli interrogativi sull’accaduto, qualunque sia la nostra posizione in merito. E’ per questo che ho chiesto ad Annalisa il permesso di inserire la sua testimonianza sul nostro blog. Ritengo importante portarla a conoscenza del maggior numero di persone possibile affinché ognuno possa meditarvi. Grazie Annalisa. Marinella
Io, medico, davanti a Eluana
Lisa
09.02.2009: /
Carissime, grazie per il «balsamo il silenzio»! (Il riferimento è all’ultima newsletter di Combonifem.it, NdR)
Da mesi il mio cuore è turbato. Era il 9 luglio quando seppi della decisione della Corte d’appello di Milano – che accolse la richiesta del padre tutore di interrompere l’alimentazione – e subito temetti che il clamore di questa vicenda ci avrebbe impedito di fermarci accanto al dolore, riflettere, crescere assieme. Ed eccoci, schierati, aizzati dall’onda di emotività, incapaci di pietà, pronti ad infangare il nemico ed a sottoscrivere pagine di grave disumanità, a varare leggi imposte dai giochi di potere e non costruite a servizio dell’uomo sofferente. Ho ascoltato, in questi giorni, le più gravi menzogne, ho udito parole di delirio di menti malate(come definire altrimenti l’ipotesi di una possibile gravidanza a sostegno del mantenere in vita quel corpo – “contenitore” perché dotato di organi ed apparati potenzialmente in grado di funzionare – martoriato? Che concezione della donna, della maternità?).
“Signore, che il suo corpo riposi in pace e la sua anima continui a vegliare con Te sui suoi cari!” è l’unica supplica che il mio cuore sa dire.
Sono un medico, mi occupo degli ultimi, dei morenti, servendo la vitacome dono di Dio: dono, che si riceve e non si pretende, che si accoglie edi cui ci si prende cura, fino a quando Lui ce lo richiede.
Questo è il punto: la sua vita – dono – s’è interrotta in un testacoda contro il muro di una casa nel 1992 e i progressi della tecnica medica – e non Dio – hanno riportato il corpo di Eluana ad una vita che non è vita completa, tanto che per definirla abbiamo coniato il termine di stato vegetativo.
Dio, dove sta?
Certo, accanto a chi ama Eluana, comunque.
C’è chi la ama come figlia e si è preso cura del suo corpo amorevolmente e vorrebbe continuare a farlo…
C’è chi la ama perché figlia e chiede di rispettare la dignità della sua persona, impedendo a quel corpo di essere mantenuto in vita in stato vegetativo…
Io, dove sto?
In questo momento vorrei solo stare accanto a papà Beppino, in silenzio per dirgli che son madre, so e capisco… Vorrei abbracciarlo, piangere con lui. Lo farei sicuramente: anch’io ho perso una figlia.
Potrei anche andarci, volendo: non è neppur lontano da qui…
Ma resto qui, in silenzio, per non dover sentire l’assordante suono dei contrapposti schieramenti, che sbandierano principi e non rispettano ogni singola realtà. O forse resto perché semplicemente non mi voglio schierare, non ora.
Domani si riprende con il lavoro: cercherò di togliere dolore, portare un sorriso, lottare per rendere la vita di chi mi è affidato, ricca di senso e dignità, fino all’ultimo respiro.
Il silenzio, in questo tempo, si fa ascolto da cui nascerà parola:
Siediti ai bordi dell’aurora, per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte, per te scintilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente, per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio,DIO ti parlerà.
(Swami Viveckananda )
Vi ringrazio per la vostra presenza, vigilanza ed attenzione ai temi forti del quotidiano del mondo e mi rallegro del femminile che vi traspare!
P.S.: A margine mi schiero su un altro tema: io sono un medico che non farà mai la “spia”! Anche qui il balsamo del silenzio funziona: anzi, in questo caso, davvero il “silenzio è d’oro”.
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