I post di Nicoletta Cinotti (nicolettacinotti.net) sono sempre belli e stimolanti, talvolta mi sembra addirittura che siano stati scritti proprio per me in quel giorno e per un mio specifico bisogno!
Altre volte invece mi inducono alla riflessione o alla riconsiderazione di determinati eventi. Altre volte ancora vanno a solleticare pensieri, emozioni, sentimenti che giacciono in profondità, magari un po’ trascurati ma non per questo meno importanti e vitali.
La settimana scorsa, il 20 Novembre, Nicoletta ci ha invitato ad “alzare il volume” su emozioni delicate come la tenerezza e la gratitudine. Emozioni che parlano a bassa voce perché spesso soffocate da altre più chiassose come ad esempio la rabbia.
Mi sono sentita immediatamente colpita da una simbolica saetta ed ho percepito a livello diaframmatico, o forse anche più in basso, un’ondata che saliva velocemente verso il cuore e la gola, dicendo a gran voice “sono qui, lo so che mi conosci, ma perché mi pratichi così poco?”. Era la gratitudine. “Ma certo, le ho risposto, hai ragione, mi impegnerò ad integrarti nel mio vivere quotidiano”. L’ho fatto da subito, nel corso della riunione che stava per iniziare, ed è stato molto bello.
Nei giorni seguenti il sentimento della gratitudine è stato spesso presente in pensieri ed azioni. Quando il 23 Novembre Nicoletta è tornata sul tema con il post “Il tessuto delicato della gratitudine” non vi sono state saette, in quanto ero già immersa nella pratica di questo delicato sentimento, ma solo profonda e intensa condivisione.
La gratitudine può essere una parola solo formale e di pura cortesia mentre invece il “sentimento della gratitudine” è qualcosa di molto diverso e connotato dalla purezza dell’intenzione.
E se – come dice Nicoletta – è da qui che nasce la sensazione di gioia, per me diventa tutto chiaro perché la gioia, non parola vuota ma densa di significati, è un pilastro di cemento armato sul quale si poggia la mia esistenza. Non solo provare gioia ma soprattutto offrire gioia.
Un tempo forse lo intuivo soltanto ma oggi capisco meglio perché mia figlia si chiama Gioia.
Marinella